Ormai è uno stillicidio, i negozio di dischi chiudono, assediati da download e vendita online. Nelle metropoli come nelle città di provincia, in Italia come all’estero. Foto 3D
Renzo, vista anche con gli occhialini rosso/ciano che non credo abbiano tutti a disposizione. Una semplice immagine documentaria del bancone di un negozio di musica che fa da appendice alle tue considerazioni scritte. Se le tue parole fossero state: “Grande vendita di CD musicali: i negozi si adeguano riempiendo gli scaffali”, la tua foto sarebbe andata bene lo stesso
Un saluto
Enrico
Antonino, la fotografia 3D come sai, risale alle origini: Charles Wheatstone utilizzò dei calotipi fatti dall’amico Talbot. Resistere al 3D significa rifiutare non il presente, ma il passato
La stereoscopia ha avuto ricorrenti episodi di ritorno con susseguenti abbandoni. Penso che l’attuale revival durerà poco come già successo in passato. Anch’io mi ci sono dedicato per qualche tempo, ma poi mi è venuta a noia.
In fin dei conti, quante più informazioni dà una immagine, tanto meno spazio resta alla fantasia di chi la osserva.
Enrico
Quella in questione è un “anaglifo”. Occorre fare due scatti distanziati orizzontalmente di circa 6 – 7 cm (la distanza interpupillare). Per distanze maggiori si parla di iperstereo e minori di ipostereo. Basta una sola macchina e si può scattare anche a mano libera, portando il peso prima su di un piede e poi sull’altro. Ovviamente così non si possono riprendere soggetti in movimento. Esistono anche apposite macchine. Poi occorre elaborare i due scatti in Photoshop o con programmi appositi. Le due immagini dex – sin vengono convertite nei colori rosso e ciano e sovrapposte in un certo modo (a seconda dove si voglia situare la finestra stereo). Si osserva l’immagine con un paio di occhialini con una lente rossa ed una ciano che fanno da filtro (il rosso ed il ciano sono tinte complementari) cosicchè l’immagine sinistra viene vista dall’occhio sinistro e quella destra dal destro. Esistono altri modi, come i visori stereo, di moda nell’800 e poi negli anni 50 (WiewMaster). Il discorso è lungo. Ho un workshop sulla foto 3D che tengo in ambito Fiaf ai circoli che ne fanno richiesta.
Buona luce (anche se la luce è tutta buona come diceva qualcuno ).
Enrico
@Enrico Maddalena
Infatti la 3D è stata realizzata nel 1832 !
Invece le prime immagini a colori per sintesi additiva si devono a J. C. Maxwell (1861), mentre quelle per sintesi sottrattiva sono state introdotte da Louis Ducos du Hauron (1869).
Il View Master era un apparecchio 3D abbastanza diffuso in passato, ma consentiva solo la visione, non la ripresa.
Prima di utilizzare una scoperta occorre risolvere i problemi tecnici e di impiego. Quelli del colore erano la complessità del procedimento, l’instabilità della pellicola e dei positivi, il costo del materiale, il problema della diffrazione negli obiettivi. L’instabilità dei colori del positivo snon è mai stata risolta in modo definitivo, se non col digitale.
Il 3D è complesso e le sue immagini devono essere osservate con gli occhiali speciali.
Ma già la fotografia HDMI sta iniziando ad avere diffusione grazie alla televisione ad alta risoluzione. Col prossimo arrivo della TV 3D, anche la foto 3D avrà un notevole sviluppo.
Leggevo proprio ieri che la Fuji sta per lanciare un apparecchio compatto in 3D.
Ma le prove di Altroconsumo non ci rendono molto entusiasti delle sue qualità. http://www.altroconsumo.it/foto-e-videocamere/fujifilm-finepix-real-3d-w1-la-fotocamera-3d-non-convince-s282183.htm
Dopo aver scattato le due foto, come giustamente diceva Enrico Maddalena, che devono essere realizzate sullo stesso piano, a distanza di pochi cm. l’una dall’altra, occorre un software per unirle in un’unica immagine.
Se non si ha Photoshop, posso consigliare un programma freeware: Stereo Photo Maker http://stereo.jpn.org/eng/stphmkr/
che facilmente consente di collimare le due foto, effettuando anche delle piccole correzioni nella loro sovrapposizione.
Ovviamente, prima di ottenere dei risultati, occorre acquisire un po’ di esperienza.
mi sembra una cosa complicata la 3 D un sacco di lavoro , già io mi esaurisco normalmente , dopo due ore di scatti sono veramente sfinita , grazie Enrico per le spiegazioni ma già dalla parola -anaglifo -ipostereo ,-iperstereo – poi il balletto sui due piedi non so!!!! resto per ora in quella normale :_( niente da fare a me le faccine non escono grazie)
Caspiterina ,!!!!!! sapevo che la mi figliola aveva gli occhialini per la lettura 3D sono andata a cercarli ,trovati e indossati , e veramente una visione totalmente diversa e mi sono ritrovata in questa 3 Dimensione come se fossi dentro al negozio mi è piaciuta .
chi fornisce un documento “da vedere” dovrebbe fornire anche gli strumenti per vederlo. Finché il 3D sarà legato agli occhialetti famosi… avrà poca fortuna in fotografia
@Franca cATELLANI
“e veramente una visione totalmente diversa e mi sono ritrovata in questa 3 Dimensione come se fossi dentro al negozio mi è piaciuta” .
E’ nato un amore!
Prova a fotografare in 3D. Poi non è tanto complicato!
Le prime volte viene poco bene, poi si migliora.
ho navigato in un sito di 3 D ma sapete che straordinaria visione ? immagini di fiori di montagna che uscivano dal monitor , se allungavo la mano mi sembrava di cogliere dal vero i fiori ,due stelle alpine una delle quali usciva dal bordo margine foto istintivamente ho allungato la mano per raccoglierla come se fosse reale è una sensazione di totale immersione nell’ambiente fotografato ,
E’ bello ed entusiasmante, è vero. E’ all’inizio una scoperta. Ma poi ci si abitua e ci si stanca. L’aspetto nel quale la fotografia è superiore al disegno ed alla pittura, è nella sua capacità di documentare. La fotografia 3D aumenta questa capacità di documentazione, rendendo l’immagine ancora più verosimile. Ma questa verosimiglianza, questa fedeltà alla visione dal vivo, costituisce un limite per chi intende la fotografia come mezzo per esprimere ed interpretare. Avete mai subìto il fascino di un acquerello che, con poche macchie riesce a far rivivere la luce e l’atmosfera di un luogo? Ed il fascino di alcuni disegni, di alcuni schizzi che con poche linee suggeriscono più che descrivere?
Un saluto
Enrico
L’altro giorno ho visitato l’esposizione “Maria Luigia e Napoleone” presso il Museo Glauco Lombardi di Parma.
Oltre ad aver scoperto la bravura dell’imperatrice nelle “arti femminili” del ricamo e nella “pesca a mosca” (Incredibile!), ho potuto rendermi conto dell’importanza che assumeva il disegno, come documentazione, nell’epoca in cui mancava la fotografia. Le odierne fotografie familiari trovano analogia nei “ritratti da viaggio”. I disegni a formato più o meno grande erano il modo di diffondere le fisionomie dei grandi personaggi dell’epoca.
Poi è arrivato Daguerre ed ha compreso che se non avesse trovato utilità pratica alla sua scoperta essa non avrebbe avuto futuro.
Allora l’ha pubblicizzata come “l’orma del reale”. I pittori dei ritratti da viaggio ed i ritrattisti si sono sentiti mancare la terra sotto i piedi. Stavano perdendo il lavoro ad opera della fotografia.
Come ha reagito la pittura all’avvento surclassante della fotografia ritrattistica?
Ha iniziato ad occuparsi a tempo pieno dell’arte. La documentazione è finita.
Invece la fotografia si è accollata l’incombenza della documentazione ritrattistica. Fotografi ambulanti giravano le contrade coi loro apparecchi a banco ottico portatili, con le lastre pre-sensibilizzate, e con le scatole di legno per lo sviluppo.
Da quell’epoca la fotografia italiana è stata sempre la stessa: orma del reale e, al massimo, momento decisivo illuministico.
Con l’avvento delle telecamere e della televisione, l’onere della documentazione è passato a questi nuovi mezzi, più efficienti e capaci di conservare il “tempo”.
La fotografia ora potrebbe, come la pittura, seguire la strada dell’arte.
Nel libro delle lezioni, Luigi Ghirri, negli anni 70-80 del ‘900; (30-40 anni fa!) prendeva coscienza di questo problema.
Pensare che egli considerava gli Alinari (ed un’altra grande famiglia di fotografi italiani di cui al momento non ricordo il nome), i “soli veri grandi fotografi italiani di livello internazionale” e riteneva solo “fotoamatori” coloro che noi oggi chiamiamo “maestri”.
Vi consiglio di leggere Ghirri e meditare.
Altro che documentazione!
@ franca catellani
“ho navigato in un sito di 3 D ma sapete che straordinaria visione ?
Se ti affaascina il 3D ti conviene andare al cinema, oramai ogni settimana ne esce uno nuovo, di film in 3D
Non ti dico che meraviglia Alice di tim burton o Avatar, per non parlare dei brividi di vedere a Riccione toy story su IMAX.
Altra dimensione, in tutti i sensi.
Poi, come tutte le volte ce lo ricordimo qui, fondamentale è il senso (dell’immagine, del messaggio, della tecnica, di ogni scelta espressiva)
ciao
Renzo, vista anche con gli occhialini rosso/ciano che non credo abbiano tutti a disposizione. Una semplice immagine documentaria del bancone di un negozio di musica che fa da appendice alle tue considerazioni scritte. Se le tue parole fossero state: “Grande vendita di CD musicali: i negozi si adeguano riempiendo gli scaffali”, la tua foto sarebbe andata bene lo stesso
Un saluto
Enrico
Se non altro è la prima foto 3D pubblicata su Fotoit!
Dopo le resistenze al digitale, ora dovremo aspettarci quelle alla fotografia 3D!
)
Antonino, la fotografia 3D come sai, risale alle origini: Charles Wheatstone utilizzò dei calotipi fatti dall’amico Talbot. Resistere al 3D significa rifiutare non il presente, ma il passato
La stereoscopia ha avuto ricorrenti episodi di ritorno con susseguenti abbandoni. Penso che l’attuale revival durerà poco come già successo in passato. Anch’io mi ci sono dedicato per qualche tempo, ma poi mi è venuta a noia.
In fin dei conti, quante più informazioni dà una immagine, tanto meno spazio resta alla fantasia di chi la osserva.
Enrico
come si ottiene una foto 3 D?
Quella in questione è un “anaglifo”. Occorre fare due scatti distanziati orizzontalmente di circa 6 – 7 cm (la distanza interpupillare). Per distanze maggiori si parla di iperstereo e minori di ipostereo. Basta una sola macchina e si può scattare anche a mano libera, portando il peso prima su di un piede e poi sull’altro. Ovviamente così non si possono riprendere soggetti in movimento. Esistono anche apposite macchine. Poi occorre elaborare i due scatti in Photoshop o con programmi appositi. Le due immagini dex – sin vengono convertite nei colori rosso e ciano e sovrapposte in un certo modo (a seconda dove si voglia situare la finestra stereo). Si osserva l’immagine con un paio di occhialini con una lente rossa ed una ciano che fanno da filtro (il rosso ed il ciano sono tinte complementari) cosicchè l’immagine sinistra viene vista dall’occhio sinistro e quella destra dal destro. Esistono altri modi, come i visori stereo, di moda nell’800 e poi negli anni 50 (WiewMaster). Il discorso è lungo. Ho un workshop sulla foto 3D che tengo in ambito Fiaf ai circoli che ne fanno richiesta.
).
Buona luce (anche se la luce è tutta buona come diceva qualcuno
Enrico
@Enrico Maddalena
Infatti la 3D è stata realizzata nel 1832 !
Invece le prime immagini a colori per sintesi additiva si devono a J. C. Maxwell (1861), mentre quelle per sintesi sottrattiva sono state introdotte da Louis Ducos du Hauron (1869).
Il View Master era un apparecchio 3D abbastanza diffuso in passato, ma consentiva solo la visione, non la ripresa.
Prima di utilizzare una scoperta occorre risolvere i problemi tecnici e di impiego. Quelli del colore erano la complessità del procedimento, l’instabilità della pellicola e dei positivi, il costo del materiale, il problema della diffrazione negli obiettivi. L’instabilità dei colori del positivo snon è mai stata risolta in modo definitivo, se non col digitale.
Il 3D è complesso e le sue immagini devono essere osservate con gli occhiali speciali.
Ma già la fotografia HDMI sta iniziando ad avere diffusione grazie alla televisione ad alta risoluzione. Col prossimo arrivo della TV 3D, anche la foto 3D avrà un notevole sviluppo.
Leggevo proprio ieri che la Fuji sta per lanciare un apparecchio compatto in 3D.
Ma le prove di Altroconsumo non ci rendono molto entusiasti delle sue qualità.
http://www.altroconsumo.it/foto-e-videocamere/fujifilm-finepix-real-3d-w1-la-fotocamera-3d-non-convince-s282183.htm
Dopo aver scattato le due foto, come giustamente diceva Enrico Maddalena, che devono essere realizzate sullo stesso piano, a distanza di pochi cm. l’una dall’altra, occorre un software per unirle in un’unica immagine.
Se non si ha Photoshop, posso consigliare un programma freeware: Stereo Photo Maker
http://stereo.jpn.org/eng/stphmkr/
che facilmente consente di collimare le due foto, effettuando anche delle piccole correzioni nella loro sovrapposizione.
Ovviamente, prima di ottenere dei risultati, occorre acquisire un po’ di esperienza.
Quindi la fotografia del domani sarà: digitale, HDR, HDMI, 3D !
Chissà quante ritrosie occorrerà vincere!
“Piatto ricco, mi ci ficco”
ma che è una foto 3d???????
mi sembra una cosa complicata la 3 D un sacco di lavoro , già io mi esaurisco normalmente , dopo due ore di scatti sono veramente sfinita , grazie Enrico per le spiegazioni ma già dalla parola -anaglifo -ipostereo ,-iperstereo – poi il balletto sui due piedi non so!!!! resto per ora in quella normale :_( niente da fare a me le faccine non escono grazie)
Caspiterina ,!!!!!! sapevo che la mi figliola aveva gli occhialini per la lettura 3D sono andata a cercarli ,trovati e indossati , e veramente una visione totalmente diversa e mi sono ritrovata in questa 3 Dimensione come se fossi dentro al negozio mi è piaciuta .
miiiii devo fornirmi di sti occhialini allora!!!!
se per guardare una foto devo mettermi gli occhialetti…. addio
Caro Giovanni, i presbiti lo fanno di consuetudine ;-D
Ciao
Enrico
chi fornisce un documento “da vedere” dovrebbe fornire anche gli strumenti per vederlo. Finché il 3D sarà legato agli occhialetti famosi… avrà poca fortuna in fotografia
Non preoccupatevi.
Per promuovere il 3D c’é un progetto di legge per dotare ogni neonato, all’atto della nascita, di un paio di occhiali 3D!
@Franca cATELLANI
“e veramente una visione totalmente diversa e mi sono ritrovata in questa 3 Dimensione come se fossi dentro al negozio mi è piaciuta” .
E’ nato un amore!

Prova a fotografare in 3D. Poi non è tanto complicato!
Le prime volte viene poco bene, poi si migliora.
ho navigato in un sito di 3 D ma sapete che straordinaria visione ? immagini di fiori di montagna che uscivano dal monitor , se allungavo la mano mi sembrava di cogliere dal vero i fiori ,due stelle alpine una delle quali usciva dal bordo margine foto istintivamente ho allungato la mano per raccoglierla come se fosse reale è una sensazione di totale immersione nell’ambiente fotografato ,
E’ bello ed entusiasmante, è vero. E’ all’inizio una scoperta. Ma poi ci si abitua e ci si stanca. L’aspetto nel quale la fotografia è superiore al disegno ed alla pittura, è nella sua capacità di documentare. La fotografia 3D aumenta questa capacità di documentazione, rendendo l’immagine ancora più verosimile. Ma questa verosimiglianza, questa fedeltà alla visione dal vivo, costituisce un limite per chi intende la fotografia come mezzo per esprimere ed interpretare. Avete mai subìto il fascino di un acquerello che, con poche macchie riesce a far rivivere la luce e l’atmosfera di un luogo? Ed il fascino di alcuni disegni, di alcuni schizzi che con poche linee suggeriscono più che descrivere?
Un saluto
Enrico
L’altro giorno ho visitato l’esposizione “Maria Luigia e Napoleone” presso il Museo Glauco Lombardi di Parma.
Oltre ad aver scoperto la bravura dell’imperatrice nelle “arti femminili” del ricamo e nella “pesca a mosca” (Incredibile!), ho potuto rendermi conto dell’importanza che assumeva il disegno, come documentazione, nell’epoca in cui mancava la fotografia. Le odierne fotografie familiari trovano analogia nei “ritratti da viaggio”. I disegni a formato più o meno grande erano il modo di diffondere le fisionomie dei grandi personaggi dell’epoca.
Poi è arrivato Daguerre ed ha compreso che se non avesse trovato utilità pratica alla sua scoperta essa non avrebbe avuto futuro.
Allora l’ha pubblicizzata come “l’orma del reale”. I pittori dei ritratti da viaggio ed i ritrattisti si sono sentiti mancare la terra sotto i piedi. Stavano perdendo il lavoro ad opera della fotografia.
Come ha reagito la pittura all’avvento surclassante della fotografia ritrattistica?
Ha iniziato ad occuparsi a tempo pieno dell’arte. La documentazione è finita.
Invece la fotografia si è accollata l’incombenza della documentazione ritrattistica. Fotografi ambulanti giravano le contrade coi loro apparecchi a banco ottico portatili, con le lastre pre-sensibilizzate, e con le scatole di legno per lo sviluppo.
Da quell’epoca la fotografia italiana è stata sempre la stessa: orma del reale e, al massimo, momento decisivo illuministico.
Con l’avvento delle telecamere e della televisione, l’onere della documentazione è passato a questi nuovi mezzi, più efficienti e capaci di conservare il “tempo”.
La fotografia ora potrebbe, come la pittura, seguire la strada dell’arte.
Nel libro delle lezioni, Luigi Ghirri, negli anni 70-80 del ‘900; (30-40 anni fa!) prendeva coscienza di questo problema.
Pensare che egli considerava gli Alinari (ed un’altra grande famiglia di fotografi italiani di cui al momento non ricordo il nome), i “soli veri grandi fotografi italiani di livello internazionale” e riteneva solo “fotoamatori” coloro che noi oggi chiamiamo “maestri”.
Vi consiglio di leggere Ghirri e meditare.
Altro che documentazione!
Preciso che ho riferito idee di Ghirri!
Eh!
@ franca catellani
“ho navigato in un sito di 3 D ma sapete che straordinaria visione ?
Se ti affaascina il 3D ti conviene andare al cinema, oramai ogni settimana ne esce uno nuovo, di film in 3D
Non ti dico che meraviglia Alice di tim burton o Avatar, per non parlare dei brividi di vedere a Riccione toy story su IMAX.
Altra dimensione, in tutti i sensi.
Poi, come tutte le volte ce lo ricordimo qui, fondamentale è il senso (dell’immagine, del messaggio, della tecnica, di ogni scelta espressiva)
ciao
ezio turus