quando ammiro uno scatto ben fatto in tema di riflessi, ne subisco il fascino.
sarà perchè tra realtà e riflessi, mondo reale e immaginario si crea quasi una terza dimensione che definirei “neutra”, dove tutto è il contrario di tutto senza generare contraddizioni se non quelle dettate dalla fredda logica.
quello sguardo magnetico coglie bene l’attenzione e sembra essere il fulcro della scena.
Anche io sono attratto dal mondo delle vetrine. Visioni doppie di diverse realtà dentro e fuori dal vetro. Amoruso ha fatto centro con la sua registrazione visiva… ci presenta un riflesso della strada che, però, non ha alcuna importanza, mentre l’interno del locale assume vivacità e importanza, vita e schiamazzo. Poi, il colpo da maestro con il manifesto in primo piano che cattura la scena e crea un terzo piano completamente neutro.
anch’io mi sento vittima dei riflessi. Di questa non aprrezzo la levigatezza digitale che mi ricorda la televisione né la siepe in basso, senza la quale lo sguardo del manifesto acquisterebbe forza maggiore
Grazie Giovanni, anche se devo dire che la siepe è lì apposta a mò di quinta ed inoltre a dare una quarta dimensione all’immagine il davanti (l’unico elemento al di fuori del vetro) il riflesso ( La strada e il palazzo,Oltre al tendone del bar che sembra formare una raggiera sul manifesto) dietro il vetro ( La gente nel bar compiaciuta )e sopra il vetro (Il manifesto).
Levigatezza digitale? Spigati, se con questo vuoi dire che è stata scattata con digitale ebbene si !
L’immagine composita, leggermente sottoesposta, può testimoniare l’epoca attuale; l’esistenza frenetica, convulsa, talvolta caotica e priva di ordine logico.
Non percepisco come casuale una inquadraura che mi porta a vedere quelle ‘tracce visibili’ irradiarsi dal volto femminile e unire in una sola fotografia ‘realtà’ e pensiero, anche se figurato. Una ambientazione che colpisce.
quando ammiro uno scatto ben fatto in tema di riflessi, ne subisco il fascino.
sarà perchè tra realtà e riflessi, mondo reale e immaginario si crea quasi una terza dimensione che definirei “neutra”, dove tutto è il contrario di tutto senza generare contraddizioni se non quelle dettate dalla fredda logica.
quello sguardo magnetico coglie bene l’attenzione e sembra essere il fulcro della scena.
avrei solo alzato un poco i bianchi.
bel lavoro.
Grazie Antonio
Anche io sono attratto dal mondo delle vetrine. Visioni doppie di diverse realtà dentro e fuori dal vetro. Amoruso ha fatto centro con la sua registrazione visiva… ci presenta un riflesso della strada che, però, non ha alcuna importanza, mentre l’interno del locale assume vivacità e importanza, vita e schiamazzo. Poi, il colpo da maestro con il manifesto in primo piano che cattura la scena e crea un terzo piano completamente neutro.
Grazie anche a te Rolà !
anch’io mi sento vittima dei riflessi. Di questa non aprrezzo la levigatezza digitale che mi ricorda la televisione né la siepe in basso, senza la quale lo sguardo del manifesto acquisterebbe forza maggiore
Grazie Giovanni, anche se devo dire che la siepe è lì apposta a mò di quinta ed inoltre a dare una quarta dimensione all’immagine il davanti (l’unico elemento al di fuori del vetro) il riflesso ( La strada e il palazzo,Oltre al tendone del bar che sembra formare una raggiera sul manifesto) dietro il vetro ( La gente nel bar compiaciuta )e sopra il vetro (Il manifesto).
Levigatezza digitale? Spigati, se con questo vuoi dire che è stata scattata con digitale ebbene si !
L’immagine composita, leggermente sottoesposta, può testimoniare l’epoca attuale; l’esistenza frenetica, convulsa, talvolta caotica e priva di ordine logico.
per levigatezza digitale intendo pella eccessiva pulizia che nel BN lo vedo male. Non è un difetto in sé, ma sono abituato male (col bn vero)
Non percepisco come casuale una inquadraura che mi porta a vedere quelle ‘tracce visibili’ irradiarsi dal volto femminile e unire in una sola fotografia ‘realtà’ e pensiero, anche se figurato. Una ambientazione che colpisce.