Più che “Contrasti” io la intitolerei “Luce”. Una luce abbagliante che divora i tronchi degli alberi rendendoli evanescenti, una luce proveniente da un nulla pieno di promesse e di mistero. Importanti visivamente le foglioline a macchie (nell’acquerello si utilizza schizzare il colore con uno spazzolino da denti) di quelli che mi sembrano esssere dei pioppi e che rendono il tutto vibrante (non è forse la luce vibrazione?). “Nascondi le cose lontane, tu nebbia impalpabile e scialba, tu fumo che ancora rampolli su l’alba…”
Ci leggo un ‘giuliano andrea ravasio’ in basso a sinistra. Posso interpretarlo come una firma o come un contrasto con la luce: sarei maldestro?
La luce è un ‘assoluto’ non interpretabile in fotografia se non ha almeno un qualcosa di ‘non assoluto’ nei paraggi, il contrasto… In questo senso però un buco assoluto dà esistenza a tracce ottiche circostanti, ma le cancella pure nella loro debolezza alla luce, imho.
innanzi tutto un grazie per il tempo che mi avete dedicato.
Al sig. Maddalena un plauso per il suggerimento al cambio del titolo ed anche per la bella lettura fatta.
Al sig. Brizio una precisazione, il nome scritto in basso a sx è solo la mia firma.
un saluto cordiale Giuliano Andrea.R.
Già. Perchè scrivere su una fotografia, in una fotografia? La scrittura messa dopo ‘la cattura di luce’ è così distante per segno, per forma, per senso, ecc… dalla visione dell’autore-che-fotografa che mi pare una ‘corruzione’ della fotografia stessa, come rompere la magìa che si instaura tra l’autore e quel che mi sa presentare con garbo e entusiasmo. A meno che il senso di proprietà sia superiore al gioco della comunicazione…
no, non è per il senso di proprietà, ma solo per cercare in qualche modo di evitare il furto d’immagine , furto che di questi tempi va molto di moda.Naturalmente non firmo mai le stampe.
cordialmente Giuliano Andrea R.
Bella questa cosa Giuliano, fa riflettere. Furto d’immagine. Chi ruba una immagine fingendo di esserne l’autore fa due cose: un complimento al vero autore ed un insulto a se stesso di cui è il primo a non avere stima.
Ma poi, non è l’immagine stessa una forma di furto? Un appropriarsi di un pezzetto di realtà? Mi viene in mente il titolo di un libro di Andro Gilardi che ho letto anni fa: “Meglio ladro che fotografo”.
Un saluto a tutti.
Non con una scritta ‘in’ una fotografia ci sentiamo autori, non basta. Manca che altri, guardino, comprendano noi che siamo comprensibili. L’immagine in sè non ruba alla realtà: la interpreta attraverso l’autore. La ‘realtà’ non cambia, non è sottratta di alcunchè se ri-prendo essa in una fotografia, imho
Enrico Maddalena scrive,Bella questa cosa Giuliano, fa riflettere. Furto d’immagine. Chi ruba una immagine fingendo di esserne l’autore fa due cose: un complimento al vero autore ed un insulto a se stesso di cui è il primo a non avere stima.
Domenico Brizio scrive,L’immagine in sè non ruba alla realtà: la interpreta attraverso l’autore. La ‘realtà’ non cambia, non è sottratta di alcunchè se ri-prendo essa in una fotografia.
sono pienamente d’accordo con queste vostre affermazini.
cordialmente. Giuliano Andrea R.
@Domenico
hai ragione e non hai ragione al tempo stesso. E’ possibile? Fisicamente la fotografia non fa che utilizzare la luce che le cose riflettono e che andrebbe comunque persa se non ci fosse una macchina a catturarla. Quindi nulla togli alla realtà quando la fotografi. Ed allora hai ragione. Psicologicamente è diverso. Fotografa una persona che non vuole esserlo e scappa con quell’immagine; ti rincorrerà come si rincorre un ladro. Non ricordo chi diceva che “la fotografia è un atto predatorio”. Fotografare è in un prendere possesso di un oggetto. Il turista che fotografa il bel paesaggio, se ne “appropria” e se lo porta a casa per poterlo continuare a guardare. E allora non hai ragione
Un caro saluto
Enrico
Eh, no, no: anche ‘psicologicamente’ mica mi approprio del paesaggio o della persona (e me li porto via) : forse mi porto via il ricordo, ma ‘psicologicamente’ la fotografia non sarà mai il succedaneo dei due, sarà quel che io ho visto dei due… imho
Più che “Contrasti” io la intitolerei “Luce”. Una luce abbagliante che divora i tronchi degli alberi rendendoli evanescenti, una luce proveniente da un nulla pieno di promesse e di mistero. Importanti visivamente le foglioline a macchie (nell’acquerello si utilizza schizzare il colore con uno spazzolino da denti) di quelli che mi sembrano esssere dei pioppi e che rendono il tutto vibrante (non è forse la luce vibrazione?).
“Nascondi le cose lontane, tu nebbia impalpabile e scialba, tu fumo che ancora rampolli su l’alba…”
Una buona interpretazione legata allo studio sulle alte luci che ha visto maestri e grandi firme cimentarsi, soprattutto nel passato.
Ci leggo un ‘giuliano andrea ravasio’ in basso a sinistra. Posso interpretarlo come una firma o come un contrasto con la luce: sarei maldestro?
La luce è un ‘assoluto’ non interpretabile in fotografia se non ha almeno un qualcosa di ‘non assoluto’ nei paraggi, il contrasto… In questo senso però un buco assoluto dà esistenza a tracce ottiche circostanti, ma le cancella pure nella loro debolezza alla luce, imho.
innanzi tutto un grazie per il tempo che mi avete dedicato.
Al sig. Maddalena un plauso per il suggerimento al cambio del titolo ed anche per la bella lettura fatta.
Al sig. Brizio una precisazione, il nome scritto in basso a sx è solo la mia firma.
un saluto cordiale Giuliano Andrea.R.
@ G. A. Ravasio
Già. Perchè scrivere su una fotografia, in una fotografia? La scrittura messa dopo ‘la cattura di luce’ è così distante per segno, per forma, per senso, ecc… dalla visione dell’autore-che-fotografa che mi pare una ‘corruzione’ della fotografia stessa, come rompere la magìa che si instaura tra l’autore e quel che mi sa presentare con garbo e entusiasmo. A meno che il senso di proprietà sia superiore al gioco della comunicazione…
no, non è per il senso di proprietà, ma solo per cercare in qualche modo di evitare il furto d’immagine , furto che di questi tempi va molto di moda.Naturalmente non firmo mai le stampe.
cordialmente Giuliano Andrea R.
Bella questa cosa Giuliano, fa riflettere. Furto d’immagine. Chi ruba una immagine fingendo di esserne l’autore fa due cose: un complimento al vero autore ed un insulto a se stesso di cui è il primo a non avere stima.
Ma poi, non è l’immagine stessa una forma di furto? Un appropriarsi di un pezzetto di realtà? Mi viene in mente il titolo di un libro di Andro Gilardi che ho letto anni fa: “Meglio ladro che fotografo”.
Un saluto a tutti.
@ Enrico
Non con una scritta ‘in’ una fotografia ci sentiamo autori, non basta. Manca che altri, guardino, comprendano noi che siamo comprensibili. L’immagine in sè non ruba alla realtà: la interpreta attraverso l’autore. La ‘realtà’ non cambia, non è sottratta di alcunchè se ri-prendo essa in una fotografia, imho
Enrico Maddalena scrive,Bella questa cosa Giuliano, fa riflettere. Furto d’immagine. Chi ruba una immagine fingendo di esserne l’autore fa due cose: un complimento al vero autore ed un insulto a se stesso di cui è il primo a non avere stima.
Domenico Brizio scrive,L’immagine in sè non ruba alla realtà: la interpreta attraverso l’autore. La ‘realtà’ non cambia, non è sottratta di alcunchè se ri-prendo essa in una fotografia.
sono pienamente d’accordo con queste vostre affermazini.
cordialmente. Giuliano Andrea R.
@Domenico
hai ragione e non hai ragione al tempo stesso. E’ possibile?
Fisicamente la fotografia non fa che utilizzare la luce che le cose riflettono e che andrebbe comunque persa se non ci fosse una macchina a catturarla. Quindi nulla togli alla realtà quando la fotografi. Ed allora hai ragione.
Psicologicamente è diverso. Fotografa una persona che non vuole esserlo e scappa con quell’immagine; ti rincorrerà come si rincorre un ladro. Non ricordo chi diceva che “la fotografia è un atto predatorio”. Fotografare è in un prendere possesso di un oggetto. Il turista che fotografa il bel paesaggio, se ne “appropria” e se lo porta a casa per poterlo continuare a guardare. E allora non hai ragione
Un caro saluto
Enrico
@ Enrico
Eh, no, no: anche ‘psicologicamente’ mica mi approprio del paesaggio o della persona (e me li porto via) : forse mi porto via il ricordo, ma ‘psicologicamente’ la fotografia non sarà mai il succedaneo dei due, sarà quel che io ho visto dei due… imho