Il riflettore convesso in metallo smaltato del portalampade mi riporta a tempi lontani. La sua funzione compositiva è quella di “materializzare” la parete, posizionarla nello spazio. Senza di esso, il bianco dello sfondo si sarebbe esteso in profondità. Composizione simmetrica e centrale delle due panchine, con punto di fuga delle linee della pavimentazione spostato però a destra rispetto al centro del quadro. Nessuna presenza; una immagine dove il tempo si è fermato. Un luogo dove la nostra corsa può arrestarsi per un attimo di riposo e di attesa.
Per luogo, per una composizione di elementi senza l’umano, direi che titolo e prefazione si dovrebbero rivolgere ad un’aspetto piu’ interiore e quindi come giustamente fa notare Maddalena, un soffermarsi ad osservare “se stessi”, un soffermarsi che oggi e’ merce preziosa e che qui l’autore ci aiuta ,consapevolmene o inconsapevolmente, ad intraprendere in un’immagine visivamente piacevole e fortemente introspettiva, grazie anche al b/n.Fabrizio P.
Più che un generico ‘Spazi’ vedo un ‘Sedute di luce’, come se la luce fosse (è?…) il soggetto. Antonio ha fotografato la luce (tautologia, lo so…). E non mi aspetto che persona umana vada a sedersi sulle panchine. Proprio dalla luce sono occupate.
Siccome non vedo nessuno noi fruitori siamo chiamati a sederci un attimo per scurare dentro noi stessi, fermarci un momento per fuggire da questa vita frenetica.
Molto bella !
Il riflettore convesso in metallo smaltato del portalampade mi riporta a tempi lontani. La sua funzione compositiva è quella di “materializzare” la parete, posizionarla nello spazio. Senza di esso, il bianco dello sfondo si sarebbe esteso in profondità. Composizione simmetrica e centrale delle due panchine, con punto di fuga delle linee della pavimentazione spostato però a destra rispetto al centro del quadro. Nessuna presenza; una immagine dove il tempo si è fermato. Un luogo dove la nostra corsa può arrestarsi per un attimo di riposo e di attesa.
Per luogo, per una composizione di elementi senza l’umano, direi che titolo e prefazione si dovrebbero rivolgere ad un’aspetto piu’ interiore e quindi come giustamente fa notare Maddalena, un soffermarsi ad osservare “se stessi”, un soffermarsi che oggi e’ merce preziosa e che qui l’autore ci aiuta ,consapevolmene o inconsapevolmente, ad intraprendere in un’immagine visivamente piacevole e fortemente introspettiva, grazie anche al b/n.Fabrizio P.
Più che un generico ‘Spazi’ vedo un ‘Sedute di luce’, come se la luce fosse (è?…) il soggetto. Antonio ha fotografato la luce (tautologia, lo so…). E non mi aspetto che persona umana vada a sedersi sulle panchine. Proprio dalla luce sono occupate.
Siccome non vedo nessuno noi fruitori siamo chiamati a sederci un attimo per scurare dentro noi stessi, fermarci un momento per fuggire da questa vita frenetica.
Molto bella !
Fabio
vi ringrazio moltissimo per il tempo che avete dedicato a analizzare questo mio scatto